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8 GIUGNO 2017

RUSSIAGATE

Le possibili intrusioni della Russia nelle elezioni statunitensi e lo scandalo che ha investito l’amministrazione Trump, spiegati dall’inizio.

intro


Il presidente russo Vladimir Putin è stato più volte accusato da diversi osservatori internazionali di appoggiare forze politiche anti-europeiste e anti-Nato, nel tentativo di minare la democrazia in Occidente e l’ondata liberale. In questo senso il governo russo avrebbe anche cercato di favorire il candidato Repubblicano Donald Trump nel corso della sua campagna elettorale per le presidenziali.


Nel cercare di sostenere Trump, la Russia avrebbe condotto attacchi informatici mirati ai danni dei Democratici, colpendo i sistemi informatici del partito, al fine di diffondere o alterare le informazioni sensibili trapelate e quelle potenzialmente dannose alla reputazione del suo candidato, Hillary Clinton.


Abbiamo così ricostruito la rete di eventi e di relazioni che hanno portato a quello che è stato definito Russiagate, che se venisse confermato rappresenterebbe uno dei più grossi scandali che ha coinvolto un presidente statunitense in carica.


i protagonisti

Chi sono i principali attori coinvolti nel Russiagate, quando sono entrati in scena e da che parte stanno.

USA
Russia


gli eventi


12 aprile 2015


Hillary Clinton si candida alle primarie del partito Democratico per le presidenziali degli Stati Uniti.


16 giugno 2015


Donald Trump si candida alle primarie del partito Repubblicano per le presidenziali degli Stati Uniti.



2016



19 marzo 2016


Il capo della campagna presidenziale di Hillary Clinton, John Podesta, riceve una mail che sembra provenire da Google, dove gli si consiglia di modificare il codice di accesso del rispettivo account personale a causa di un sospetto furto di password proveniente dall’Ucraina.

Il messaggio di posta elettronica inviato a Podesta è in realtà un’email di phishing, che permetterà agli hacker responsabili dell’attacco di accedere – tra le altre cose – alla sua casella email.

APPROFONDIMENTO/ PHISHING
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Il phishing è un tentativo di truffa, in genere realizzato tramite la casella email per l’appunto, che ha come scopo il furto di informazioni e dati personali degli utenti colpiti. Il truffatore invia un’email alla vittima che simula nella grafica e nel contenuto una comunicazione importante da parte di una determinata istituzione, nota all’utente (come Google, ad esempio), utilizzata come una sorta di esca.

Il messaggio di posta elettronica attraverso cui si compie il phishing, dunque, ha apparentemente uno scopo informativo, in quanto comunemente avvisa l’utente dei problemi riscontrati nel suo account personale e gli fornisce suggerimenti pratici su come risolverli – ad esempio, cliccando su un link presente nel testo dell’email.

L’eventuale rimando, tuttavia, conduce in genere l’utente a un sito fittizio, ospitato su un server controllato dal truffatore, che riproduce le sembianze del determinato portale istituzionale usato come esca – ad esempio quello relativo alla modifica delle informazioni di accesso al rispettivo account. I dati di accesso rilasciati su questo portale fasullo vengono così archiviati nel database del server controllato dal truffatore, che potrà usufruirne a proprio piacimento.


maggio 2016


A seguito del caso Podesta il Comitato Nazionale Democratico (DNC) si rivolge a Crowdstrike, una società statunitense di cybersecurity, che individua i responsabili dell’attacco nelle crew di hacker russi APT 28 e APT 29.

APPROFONDIMENTO/ COMITATO NAZIONALE DEMOCRATICO (DNC)
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Il Comitato Nazionale Democratico (Democratic National Committee) è la principale organizzazione di governo del Partito Democratico statunitense; tra i suoi compiti principali quello di supportare le campagne e le attività dei candidati democratici in tutto il Paese, coordinando la raccolta fondi e la strategia elettorale.

APT 28 e APT 29 sono due crew di hacker presumibilmente di origine russa, anche conosciute nell’ambito rispettivamente come Pawn Storm, Sofacy Group, Fancy Bear, Sednit o Strontium, e Cozy Bear; si sospetta che i due gruppi siano strettamente collegati all’intelligence russa.
APPROFONDIMENTO/ APT
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APT è l’anagramma di “Advanced Persistent Threat” e viene utilizzato per indicare formalmente determinati collettivi di hacker.

Secondo le conclusioni di Crowdstrike, APT 29 si sarebbe intrufolato nel network del DNC circa un anno prima, mentre APT 28 – che nel frattempo è stato collegato all'agenzia di intelligence russa Gru – aveva violato i server dei Democratici nell'aprile 2016.

Lo scenario che si apre al partito Democratico è dunque che due team distinti di hacker al soldo del Cremlino stanno cercando di destabilizzare la campagna elettorale del loro candidato principale, Hillary Clinton, attraverso la diffusione di informazioni e dati sensibili, probabilmente con l’intento di favorire Trump nella corsa presidenziale – che si è dimostrato amichevole nei confronti della Russia. Giunti a questo punto i Democratici decidono di rendere il caso di domino pubblico.


14 giugno 2016


The Washington Post dichiara che alcuni hacker al servizio del governo russo sono riusciti a entrare nel database del DNC, contenente le ricerche effettuate e gli argomenti da utilizzare per sostenere l'opposizione nei confronti di Trump, il traffico di posta elettronica e le rispettive chat, tra le altre cose.


15 giugno 2016


Per sostenere quanto riportato su The Washington Post, Crowdstrike pubblica un report dettagliato sulla vicenda, mettendo in luce i metodi e le tecnologie usate da APT 28 e APT 29 per hackerare il database del DNC.

Viene alla luce il blog Wordpress e il rispettivo account Twitter di Guccifer 2.0, sedicente hacker (o gruppo di hacker) che rivendica attraverso questi stessi canali gli attacchi informatici ai danni del Comitato Democratico.

Guccifer 2.0 si presenta come un hacker maschio di origini rumene, che si ispira al noto pirata informatico – arrestato nel 2014 – Guccifer (sigla che deriva dall’unione di “Gucci” e “Lucifer”); diversi esperti di cyber security convengono però nel sostenere che Guccifer 2.0 sarebbe in realtà un collettivo di hacker legati al Cremlino.

Guccifer 2.0 pubblica i documenti sottratti al DNC sul suo blog Wordpress e su siti di file sharing, consegnandone una selezione a due blog statunitensi: The Smoking Gun e Gawker. Il sedicente hacker dichiara inoltre di aver fornito a Wikileaks una selezione di documenti contenenti, tra gli altri, i programmi elettorali dei Democratici, le strategie contro i Repubblicani e report finanziari del partito.

APPROFONDIMENTO/ THE SMOKING GUN + GAWKER + WIKILEAKS
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APPROFONDIMENTO/ THE SMOKING GUN

The Smoking Gun è un sito web che pubblica quotidianamente documenti legali, documenti di arresto e mugshots della polizia. L'intento è quello di mettere al pubblico informazioni di luce dannose, sconvolgenti, scandalose o sorprendenti, ma anche in qualche modo oscurate o non segnalate da più fonti multimediali.

APPROFONDIMENTO/ GAWKER

Gawker era un sito con sede a New York che definiva se stesso come «la fonte quotidiana per ogni notizia e gossip di Manhattan», concentrando la propria attenzione sulle celebrità e sul mondo dei mass media. Ha chiuso definitivamente nel settembre 2016.

APPROFONDIMENTO/ WIKILEAKS

WikiLeaks è un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro che diffonde documenti segreti con l'obiettivo di portare alla luce «comportamenti non etici da parte di governi e aziende.


17 giugno 2016


Due giorni dopo quanto dichiarato da Guccifer 2.0, Wikileaks pubblica oltre 80 gigabyte di documenti trapelati dagli account DNC violati: Julian Assange, il fondatore della piattaforma, li renderà accessibili twittando semplicemente una chiave di accesso.

Successivamente i media statunitensi e non solo riporteranno i contenuti dei documenti trapelati dagli account DNC violati, come gli argomenti su cui il Comitato Democratico avrebbe dovuto far leva per colpire Trump durante la campagna elettorale, tra le altre cose.


20 giugno 2016


Due società specializzata in cybersecurity, Mandiant e Fidelis, confermano quanto sostenuto dalle indagini di CrowdStrike, accusando l'intelligence russa di essere dietro la campagna di hacking ai danni del partito Democratico – ipotesi sostenuta anche da numerosi esperti.


13 luglio 2016


Guccifer 2.0 consegna in esclusiva alla testata statunitense The Hill un'ulteriore selezione dei documenti rubati al DCN, con l'obiettivo di focalizzare nuovamente l’attenzione sulla vicenda e diffondere altre informazioni sensibili a riguardo.


19 luglio 2016


Dopo aver vinto le primarie del partito, Donald Trump viene nominato candidato repubblicano alla presidenza.


22 luglio 2016


Wikileaks pubblica quasi 20 mila email del DNC contenenti oltre otto mila allegati, veicolando informazioni sensibili che sembrano dimostrare un boicottaggio dei responsabili del partito nei confronti di Bernie Sanders, uno dei candidati democratici alla presidenza.


24 luglio 2016


A seguito dell’accaduto, Debbie Wasserman Schultz, il presidente del DNC, annuncia le sue dimissioni dal partito.

«Bernie Sanders ha parlato come uno che non è mai stato membro del partito Democratico e che non capisce quello che facciamo»



Debbie Wasserman Schultz

Le email contro Sanders pubblicate da WikiLeaks sembrerebbero smentire la neutralità dichiarata dal partito Democratico durante le primarie – anche se tutti gli esempi trapelati risalgono a un periodo in cui era già chiaro che Clinton sarebbe diventata il candidato democratico alla presidenza. In particolare sembra che alcuni funzionari Democratici complottassero per sollevare la questione della fede di Sanders e appoggiare mediaticamente il suo presunto ateismo, nella speranza di indurre gli elettori religiosi in Kentucky e West Virginia a votare per Clinton.

25 luglio 2016


Dopo aver vinto le primarie, Hillary Clinton viene nominata candidato democratico alla presidenza.

Julian Assange dichiara che diffondendo le email del DCN sperava di mettere in difficoltà Hillary Clinton.


27 luglio 2016


Le agenzie di intelligence statunitensi dichiarano di avere un «alto livello di sicurezza» nel sostenere che dietro al furto di email del DNC ci sia il governo russo.


29 luglio 2016


I sistemi informatici utilizzati dalla campagna presidenziale di Hillary Clinton vengono nuovamente colpiti da un attacco hacker, che sembrerebbe provenire dai servizi di intelligence russi.


agosto 2016


Ulteriori informazioni sensibili trapelate durante l’attacco hacker ai danni del DNC vengono rilasciate dal sito DCLeaks, lanciato il 14 giugno e riconducibile allo stesso Guccifer 2.0.


ottobre 2016


Informazioni sensibili provenienti dalla casella email di Podesta, hackerata nel marzo dello stesso anno, vengono riprese e diffuse attraverso WikiLeaks, in quanto la prima pubblicazione su DCLeaks non aveva avuto gli effetti sperati.


8 novembre 2016


Donald Trump diventa Presidente degli Stati Uniti.


9 dicembre 2016


L'intelligence americana afferma in via definitiva che la Russia è intervenuta nelle elezioni presidenziali al fine di rafforzare Donald Trump e minare l’immagine di Hillary Clinton.


15 dicembre 2016


Hillary Clinton accusa pubblicamente la Russia e in particolare Vladimir Putin di avere dei risentimenti personali nei suoi confronti e di essere il mandante degli attacchi hacker ai danni del DNC.


16 dicembre 2016


Barack Obama durante una conferenza stampa alla Casa Bianca dichiara di avere ricevuto prove sulle responsabilità russe negli attacchi hacker ai danni del DNC, e di aver avvisato direttamente Putin di smetterla di ostacolare la democrazia occidentale.

L’ex presidente americano segnala anche le responsabilità dei media nell’aver favorito senza scrupoli la diffusione di quei dati sensibili, nell’errata convinzione che ogni pubblicazione di documenti trafugati sia necessariamente benefica.

«Un terzo degli elettori repubblicani sostiene Vladimir Putin: Ronald Reagan si rivolterebbe nella tomba»



Barack Obama



2017



6 gennaio 2017


Vengono rese pubbliche le conclusioni di un’indagine sul ruolo della Russia nelle elezioni presidenziali, condotta dalle agenzie di intelligence americane – CIA, FBI e NSA – su ordine del presidente uscente Barack Obama, che dimostra quanto sostenuto dai Democratici.

Il rapporto afferma che lo scopo degli attacchi russi era inizialmente quello di danneggiare Hillary Clinton, e successivamente è diventato quello di favorire l’elezione di Donald Trump, al fine di minare la democrazia americana e più in generale quella occidentale; non ci sarebbero infatti state forme di intrusione nei sistemi di voto usati il giorno delle elezioni, tenutesi l’otto novembre. Per la prima volta viene anche descritto il ruolo di Putin all’interno della vicenda, identificato come il mandante primario degli attacchi hacker.

Le agenzie di intelligence dichiarano inoltre che dietro il profilo del sedicente hacker Guccifer 2.0 e del sito DCLeaks ci sia il Gru, che ha messo in piedi questi canali con l'obiettivo di diffondere le informazioni sensibili trapelate nell’attacco hacker ai danni del DNC. Secondo il rapporto, queste stesse informazioni sarebbero poi state consegnate a WikiLeaks dopo che la prima pubblicazione su DCLeaks non ebbe gli effetti sperati.

Oltre alle attività online, continua il rapporto, sono stati fondamentali per questa campagna i media di stato russi come Russia Today e Sputnik News, utilizzati come piattaforme per diffondere messaggi pro-Trump all’interno del Paese e all’estero.

Secondo quanto riportano le agenzie di intelligence americane, gli attacchi informatici iniziarono molto prima che Trump diventasse il candidato repubblicano alla presidenza: il Gru avrebbe infatti avuto accesso ai sistemi informatici del Partito Democratico per circa undici mesi, dal luglio 2015 al giugno 2016.

Trump riconosce che la Russia ha avuto un ruolo nella violazione dei sistemi informatici del partito Democratico, ma concentra la sua critica sul fatto che l’attacco hacker e le sue conseguenze non abbiano avuto effetto sul risultato elettorale finale.


20 marzo 2017


Il direttore dell’FBI James Comey parla di fronte alla commissione di intelligence della Camera statunitense e conferma che l’FBI sta indagando sui legami tra Russia e Trump, dichiarando che la Russia ha interferito nelle presidenziali con l’obiettivo di favorire l’elezione di Trump, indebolire la democrazia americana e la candidatura di Hillary Clinton.

Comey, inoltre, conferma in via definitiva che la Russia ha attaccato i server del partito Democratico e poi ha fatto avere i documenti trafugati a Wikileaks tramite un intermediario, eventualmente identificabile in Guccifer 2.0.


2 maggio 2017


Hillary Clinton dichiara in un evento pubblico che la misoginia, le decisioni discutibili assunte dall’FBI e le ingerenze della Russia abbiano condizionato la campagna elettorale e di conseguenza l’esito del voto.

«I documenti diffusi da WikiLeaks e dalla Russia hanno instillato il dubbio tra persone che inizialmente pensavano di votarmi e che alla fine si sono spaventate»



Hillary Clinton


10 maggio 2017


Trump rimuove dal suo incarico il direttore dell’FBI, James Comey, che stava conducendo indagini sui rapporti fra il comitato elettorale dell’ex candidato repubblicano e la Russia, e sull’ingerenza di quest’ultima nelle elezioni presidenziali.

APPROFONDIMENTO/ NOMINA DI JAMES COMEY
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James Comey è stato nominato da Bush al dipartimento di Giustizia, ed era stato poi scelto da Obama come direttore dell'FBI; lo stesso Trump aveva poi confermato Comey, anche con un certo entusiasmo. La nomina del direttore dell’FBI non è di natura politica e il suo mandato dura 10 anni.

Il timore principale di diversi politici americani, soprattutto dei Democratici, è che Trump abbia licenziato Comey per rallentare e ostacolare le relative indagini portate avanti dall’FBI.

Dopo il controverso licenziamento i giornali hanno raccontato di una cena avvenuta nel gennaio 2017 durante la quale Trump avrebbe chiesto «fedeltà» a Comey, che aveva risposto di potergli promettere soltanto «onestà».


16 maggio 2017


Trump viene accusato di aver rivelato alla Russia informazioni altamente riservate che gli erano state fornite da Israele, con conseguenze potenzialmente molto gravi, durante un incontro nello Studio Ovale con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergei Kislak.

The Washington Post scrive che si tratta di informazioni così «delicate e segrete i cui dettagli erano stati nascosti anche ai Paesi alleati degli Stati Uniti e a moltissime persone all’interno del governo americano».

Lo stesso incontro è stato molto discusso, per almeno quattro ragioni:

1- Non è scontato che un ministro degli Esteri e un ambasciatore vengano accolti nello Studio Ovale, come si fa di solito con i capi di stato e di governo, ad esempio.

2- Vari collaboratori di Trump e il suo comitato elettorale sono indagati dall’FBI perché accusati di aver collaborato per l’appunto con la Russia allo scopo di interferire con la campagna elettorale.

3- Alcuni dei collaboratori di Trump si sono messi nei guai proprio per aver mentito sotto giuramento sui loro incontri con l’ambasciatore russo Kislak.

4- Alla stampa americana è stato proibito fotografare l’incontro, mentre Lavrov era accompagnato da un uomo che la Casa Bianca credeva fosse un fotografo personale, e invece lavorava per l’agenzia di stampa controllata dal governo.

La Casa Bianca aveva inizialmente negato la fuga di informazioni top secret, ma poi lo stesso Trump ha ammesso quanto riportato dai giornali americani.

Dopo la pubblicazione dell’articolo di The Washington Post, i giornalisti che lavorano alla Casa Bianca hanno sentito urla molto forti provenire dall’ufficio stampa, che era chiuso a chiave: si distinguevano le voci del consigliere di Trump, Steve Bannon, del portavoce Sean Spicer e della vice portavoce Sarah Huckabee Sanders; dopo pochi minuti dentro la stanza qualcuno avrebbe alzato la tv a un volume così forte da coprire le urla.


17 maggio 2017


Secondo quanto riportato da The New York Times, Trump nel febbraio 2017 avrebbe chiesto a Comey di chiudere l’inchiesta su Michael Flynn, ex consigliere della sicurezza nazionale e amico personale di Trump, indagato per i suoi legami – tenuti volutamente nascosti – con la Russia e la Turchia.

James Comey avrebbe redatto una serie di documenti per tenere traccia di quanto Trump gli diceva durante i loro incontri nello Studio Ovale; stando a uno di questi scritti, Trump avrebbe detto a Comey: «Spero che tu possa lasciar perdere questa cosa, e liberare Flynn. È un brav’uomo. Spero che tu possa lasciar perdere». Secondo CNN, che afferma di avere una copia dello stesso documento, poco prima di fare la sua richiesta Trump avrebbe chiesto al vicepresidente Mike Pence e al procuratore generale Jeff Sessions di lasciare la stanza.

APPROFONDIMENTO/ I DOCUMENTI DI JAMES COMEY
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Comey avrebbe trascritto in documenti le conversazioni tra lui e Trump tutte le volte che, secondo lui, il presidente si sarebbe comportato in maniera inappropriata. In particolare Comey avrebbe capito di dover tenere traccia dei suoi incontri con Trump subito dopo la loro prima conversazione avuto con il Presidente, intuendo che avrebbe potuto mentire in futuro sulle parole che si erano detti in quello stesso incontro.

Documenti di questo genere redatti da agenti dell’FBI sono ampiamente utilizzati in sede processuale negli Stati Uniti, perché considerati prove affidabili dell’esistenza e del contenuto di incontri e conversazioni.

«Sembra che siamo arrivati alle dimensioni e alla portata del Watergate. Continuano ad arrivare informazioni, ogni due giorni c’è una cosa nuova»



John McCain

John McCain, senatore repubblicano ed ex candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2008, ha commentato il caso Russiagate durante gli International Republican Institute’s Freedom Award, una cerimonia annuale che premia le personalità che hanno lavorato per favorire la democrazia e la libertà nel loro Paese e nel mondo. McCain ha poi riferito che direbbe a Trump «la stessa cosa che venne detta a Nixon, che però non ascoltò: faccia uscire tutto»
APPROFONDIMENTO/ WATERGATE
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Il Watergate fu il più celebre scandalo politico nella storia Stati Uniti, per questo nel Paese i paragoni con questo caso vengono maneggiati con molta cura. La vicenda scoppiò; nel 1972, a seguito della scoperta di intercettazioni illegali effettuate ai danni del Comitato Nazionale Democratico, per mano del Partito Repubblicano allo scopo di mantenere il potere. Lo scandalo coinvolse direttamente l'allora Presidente americano in carica, Richard Nixon, che per questa ragione si dimise nel 1974.

The Washington Post pubblica la trascrizione di una conversazione privata avvenuta il 15 giugno 2016 fra alcuni membri del partito Repubblicano, tra cui lo speaker della Camera Paul Ryan e il leader di maggioranza alla Camera Kevin McCarthy, dopo un incontro con il primo ministro ucraino Vladimir Groysman.

«Penso che ci siano due persone pagate da Putin: Rohrabacher e Trump». Alla frase di McCarthy – scrive The Washington Post – i presenti avrebbero reagito con una risata, dopo la quale McCarthy però aggiunse: «Lo giuro su Dio», e di seguito Paul Ryan avrebbe affermato: «Questo è tutto off the record. Non deve arrivare niente alla stampa, ok? Così sappiamo di essere una famiglia».


18 maggio 2017


A seguito del licenziamento di Comey, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nomina Robert S. Mueller, un ex direttore dell’FBI, come procuratore speciale dell’indagine sui presunti legami tra il comitato elettorale di Donald Trump e l’intelligence del governo russo.

La decisione del dipartimento di Giustizia di nominare Mueller asseconda le richieste dei parlamentari Democratici e anche di alcuni Repubblicani, che avevano chiesto che l’indagine sulla Russia fosse affidata a un procuratore speciale.

APPROFONDIMENTO/ ROBERT S. MUELLER
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Mueller è stato capo dell’FBI con presidenti democratici e repubblicani: nominato da Bush nel 2001, appena una settimana dopo gli attentati dell’11 settembre, è considerato la persona che ha rimesso in piedi la credibilità dell’agenzia dopo l'attacco alle Torri Gemelle; Barack Obama nel 2011 – cioè alla fine del suo incarico decennale – gli chiese di restare altri due anni, per la prima volta nella storia dell’FBI. Mueller e Comey inoltre si conoscono molto bene.


22 maggio 2017


The Washington Post pubblica un articolo in cui afferma che Trump avrebbe chiesto a due tra i più importanti capi dell’intelligence americana – Daniel Coats, direttore dell’intelligence nazionale, e Michael S. Rogers, direttore dell’NSA – di negare pubblicamente eventuali legami tra il suo comitato elettorale e la Russia, ma entrambi avrebbero rifiutato.


26 maggio 2017


The Washington Post e The New York Times scrivono che nel dicembre 2016 Jared Kushner, genero del presidente Trump nonché suo consigliere, si incontrò con Sergey Kislyak, ambasciatore russo negli Stati Uniti, al fine creare un canale di comunicazione segreto tra Trump e il governo russo, tramite cui parlare tra le altre cose della strategia da usare nella guerra in Siria. All’incontro tra Kushner e Kislyak avrebbe partecipato anche Michael Flynn, il controverso consigliere di Trump. Il progetto non sarebbe poi mai andato in porto, ma le agenzie di intelligence statunitensi sarebbero state a conoscenza della cosa da diversi mesi.


6 giugno 2017


The Intercept pubblica un rapporto interno della NSA dove si afferma che il Gru nel 2016 condusse attacchi informatici volti a manipolare direttamente il risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Il rapporto descrive almeno due attacchi distinti: il primo sarebbe stato condotto il 24 agosto 2016 ai danni di un’azienda che si occupa della produzione di sistemi informatici per le elezioni – il nome della società non è però stato reso noto. Con questo colpo il Gru avrebbe ottenuto informazioni utili per sferrare, a pochi giorni dalle presidenziali, un secondo attacco indirizzato a oltre 100 responsabili delle operazioni di voto a livello locale; l'attacco sarebbe stato realizzato attraverso la tecnica del phishing: le email fasulle contenevano un allegato fittizio con le istruzioni su come utilizzare i software per le elezioni; se questo veniva aperto portava al download del virus che si impadroniva del computer, permettendone il controllo futuro.

Nonostante la NSA scriva che non è possibile stabilire con certezza se questi attacchi abbiano effettivamente manipolato il voto espresso dagli elettori, il rapporto è importante perché, per la prima volta, introduce la possibilità di un coinvolgimento diretto del governo russo non solo nella campagna elettorale ma anche e soprattutto negli stessi risultati elettorali.

La diffusone del rapporto ha portato all’arresto di Reality Leigh Winner, una dipendente di Pluribus International Corporation, società che la NSA utilizza come contractor per le sue attività. Winner, che ha 25 anni, è accusata di aver diffuso informazioni riservate legate a operazioni di spionaggio, e per questo rischia fino a 10 anni di carcere.


8 giugno 2017


L’ex direttore dell’FBI, James Comey, testimonia sul caso Russiagate davanti alla commissione intelligence del Senato, esprimendo numerose critiche sul comportamento tenuto da Trump nella vicenda e confermando che il Presidente gli chiese di chiudere l’indagine sul suo ex collaboratore Michael Flynn.

Comey ha poi ribadito di essere certo che la Russia abbia interferito sulla campagna elettorale americana, e ha confessato di avere fatto volutamente arrivare alla stampa – tramite l’intermediario Daniel Richman – i documenti relativi agli incontri tenuti con Trump, al fine di far accelerare la procedura di nomina del procuratore speciale che avrebbe dovuto continuare a indagare sul caso Russiagate – nominato effettivamente pochi giorni dopo.

Comey, infine, dichiara anche di aver consegnato al suddetto procuratore speciale, Robert S. Mueller, tutti i documenti da lui redatti relativi agli incontri avuti con Trump, segno di una possibile indagine nei confronti del Presidente volta a stabilire se il suo sia stato o meno un tentativo di ostacolare la giustizia.


15 giugno 2017


The Washington Post annuncia che l’inchiesta sul Russiagate è stata allargata e include anche l’ipotesi che il presidente Trump abbia cercato di ostruire la giustizia chiedendo a James Comey di fermare l’indagine sul suo ex collaboratore Michael Flynn – già in parte trapelato dalle dichiarazioni dello stesso Comey durante la sua testimonianza davanti alla commissione intelligence del Senato.

APPROFONDIMENTO/ IMPEACHMENT
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L'impeachment è la rimozione forzata da un incarico governativo di un Presidente o un'alta carica dello Stato; secondo la Costituzione americana, i tre casi che permettono l'avvio di questa procedura riguardano il tradimento, la corruzione e i «gravi crimini e misfatti».

Introdotto nel sistema legislativo statunitense dai padri fondatori del Paese, in particolare da Benjamin Franklin, finora ci sono stati due casi di impeachment nella storia degli Stati Uniti: quello nei confronti di Andrew Johnson nel 1869 e quello contro Bill Clinton nel 1998; nel 1974, con il celebre scandalo Watergate, Nixon stava per essere accusato di impeachment, ma l'allora Presidente si dimise prima che la procedura venisse formalmente avviata; in tutti questi casi l'imputazione faceva riferimento a «gravi crimini e misfatti».

Perché la procedura di impeachment abbia inizio, le accuse devono essere prima approvate da una maggioranza della commissione Giustizia della Camera, e successivamente da una maggioranza dell'intera Camera. Se questo accade la votazione si sposta poi al Senato, dove per procedere con la rimozione del Presidente dal suo incarico è necessario che almeno i due terzi dei senatori votino a favore.

Un eventuale impeachment contro Trump è di fatto improbabile, in quanto oggi i Repubblicani hanno una salda maggioranza sia alla Camera che al Senato - dove sono rispettivamente 238 su 435 e 52 su 100; i Repubblicani, inoltre, non sembrano affatto intenzionati a smettere di sostenere Trump, dunque anche nel caso in cui tutti i parlamentari Democratici votassero a favore dell'impeachment, la soglia dei voti sarebbe comunque molto lontana dal numero necessario per portare a compimento la procedura.


9 luglio 2017


The New York Times riporta che Donald Trump Jr, il figlio maggiore del presidente Donald Trump, durante la campagna elettorale statunitense del 2016 incontrò un’avvocata vicina al governo russo, che gli aveva riferito di possedere del materiale compromettente su Hillary Clinton, già candidata del Partito Democratico alla presidenza.

L’incontro – avvenuto alla Trump Tower di New York il 9 giugno 2016, due settimane dopo la vittoria di Trump alle primarie del Partito Repubblicano – è stato presidiato da Paul Manafort, capo del comitato elettorale dei Repubblicani, da Jared Kushner, genero di Trump e consigliere dell Casa Bianca, e per l'appunto dallo stesso Donald Trump Jr, che all'epoca collaborava con il comitato elettorale di suo padre.

Il Dipartimento di Giustizia statunitense non ritiene legittimo mettere sotto accusa un Presidente in carica, dunque accusare formalmente Trump di possibili reati risulterebbe una procedura complessa, anche nel caso venissero alla luce prove concrete: l’onere di valutare possibili reati e di iniziare un’eventuale procedura di impeachment riguarderebbe infatti il Congresso; tale procedura perciò dovrebbe essere appoggiata anche da buona parte dei parlamentari Repubblicani, che però non sembrano affatto intenzionati a muoversi contro Trump.

A seguito della pubblicazione del Times, Donald Trump Jr ha confermato che l'incontro è effettivamente avvenuto, smentendo quindi le altre sue precedenti versioni in merito alla questione. Sia Trump che suo figlio, come molte persone vicine al Presidente (uno fra tutti, il vicepresidente Mike Pence), avevano infatti negato che ci fosse stato un qualsiasi incontro con i russi durante la campagna elettorale: anche per questa ragione quanto riportato dal Times è estremamente rilevante per il caso Russiagate e soprattutto per la credibilità della Casa Bianca.



To be continued

Il team di Trump
e la Russia

Storicamente negli Stati Uniti avere legami con la Russia, in particolare in ambito diplomatico, genera sospetti. Lo stesso partito Repubblicano ha sempre reputato la Russia un avversario o un partner poco affidabile, eppure Trump ha radunato intorno a sé tutta una serie di personaggi che hanno avuto contatti o interessi nel Paese.

crediti


THE VISUAL AGENCY

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VISUALEYED

con


Luca Gorini - visual journalist

Giacomo Bettiol - illustratore